marco mancini

Dolore composto e tanta partecipazione nella basilica di Santa Teresa ad Anzio per l’ultimo saluto a Marco Mancini, 27 anni appena, venuto a mancare la sera di venerdì scorso in un terribile incidente stradale lungo la Nettuno-Velletri poco prima del quartiere di Piscina Cardillo.

In tanti hanno voluto stringersi ai genitori e ai familiari di Marco. Il papà Tito ha lavorato nella capitaneria di porto di Anzio e ha fatto parte dello storico equipaggio e che raggiunse l’Antartide con Ajmone Cat. Tanto è vero che alla cerimonia ha presenziato una rappresentanza dell’Ufficio circondariale marittimo e il nuovo comandante Enrica Naddeo.
In un momento così triste anche per noi sacerdoti – ha esordito il celebrante – è difficile utilizzare le parole. Però, in qualche modo, quella che è stata la figura di Marco su questa terra ci agevola. Era un ragazzo solare, amante del lavoro, sempre a disposizione degli altri: una qualità importante, l’altruismo, di questi tempi. Ma Marco – ha continuato il sacerdote – era soprattutto un ragazzo sorridente: oggi il momento è difficile, è sempre un dono della vita incontrare un ragazzo che sorride; un dono che aveva avuto dal Signore. Quel sorriso e la sua generosità, Marco li aveva messi a disposizione della sua famiglia, degli amici, di tutti quelli che gli volevano bene. È venuto a mancare troppo presto, con i suoi 27 anni, ma noi siamo convinti che dal cielo, nel nome del Signore, continuerà a proteggerci e a pregare per noi. Perché la sua missione non è finita con la sua esperienza sulla terra, ma proseguirà anche dal cielo, nella luce di Dio. Noi – ha concluso l’omelia il sacerdote – non dimenticheremo mai Marco, come lui non dimenticherà noi“.

Al termine della cerimonia, la bara di Marco Mancini è stata accolta sul piazzale della basilica dalle note di Infinity di Guru Josh e poi, portata in spalla dagli amici, ha raggiunto il cimitero.

Marco Mancini