A 48 ore dal fallito agguato ad opera di tre uomini nei confronti di due fratelli di 19 e 21 anni avvenuto domenica sera lungo via Livatino a Nettuno, si definisce il quadro della vicenda. Che è inquietante. I due giovani, entrambi incensurati, sono infatti figli di un ex collaboratore di giustizia, affiliato ad un clan camorristico presente sul territorio di Nettuno ed Anzio tra il 2003 e il 2008. Nel 2015 l’uomo era stato condannato in Cassazione nell’ambito del processo “Sfinge” celebrato nel 2012 dopo l’operazione della Squadra mobile di Latina che tra il 2008 e il 2009 aveva smantellato un clan camorristico affiliato ai Casalesi gestito sul territorio di Anzio, Nettuno e nei comuni del nord Pontino da Maria Rosaria Schiavone, figlia del pentito Carmine e nipote di Francesco, conosciuto come Sandokan.
Il padre dei ragazzi faceva parte della paranza che per conto dell’organizzazione aveva il compito di andare a riscuotere il pizzo dai commercianti taglieggiati e di minacciare quelli che non ne volevano sapere di pagare la “protezione”. E poi c’è infatti un altro punto da chiarire nella vicenda: nonostante le testimoniane delle vittime e di alcuni residenti di via Livatino che hanno testimoniato di aver sentito colpi di mitraglietta, la Polizia scientifica non ha trovato traccia di colpi, né di bossoli. Un particolare importante che lascia pensare ad un avvertimento camuffato da un agguato ben congegnato.