di Padre Carlo Andolfi
Il 28 giugno celebriamo il decimo anniversario della scomparsa di Monsignor Vincenzo Cerri, conosciuto da tutti i nettunesi più semplicemente come Don Vincenzo. Sono stati scritti vari libri e opuscoli per illustrare la vita di questo illustre cittadino nettunese. Ma in questa occasione non possiamo fare a meno di ricordarlo e di additarlo ancora una volta come un esempio di integrità morale da seguire. Le note biografiche di don Vincenzo sono conosciute da tutti e tutti sanno che per oltre un sessantennio egli è stato un punto di riferimento per tutti coloro, che per un motivo o per un altro, avevano bisogno di una mano o di una parola di conforto. Sono tante le testimonianze raccolte in varie occasioni che mostrano quanto don Vincenzo sia legato intimamente alla vita della sua città e della sua popolazione. Come un pastore che ha cura del suo gregge, don Vincenzo, non ha abbandonato mai la sua gente sia nei momenti dolorosi della storia di Nettuno sia in quelli gioiosi. Egli stesso scrisse un libro: “Nettuno in fiamme” in cui ci fa rivivere, a noi che siamo stati risparmiati dalla grande catastrofe della guerra, i dolori, le ansie, le preoccupazioni che regnavano nei cuori dei nostri genitori e dei nostri nonni. E poi, tornati dallo sfollamento, i nettunesi che hanno perso tutti i loro beni, trovano in don Vincenzo un uomo, un sacerdote sempre pronto all’ascolto e a vivere con loro, sempre disponibile a guidarli e a confortarli come un fratello maggiore. È stato il sacerdote che ha cercato di conformare la sua vita secondo le parole del Vangelo. Il suo essere prete ‘per’ e ‘con’ la gente, specialmente i più poveri, è di una attualità straordinaria. In tante sue iniziative o idee, don Vincenzo ha anticipato i tempi. Vediamo in lui la sollecitudine espressa in tanti testi del Concilio Vaticano II, e poi sviluppata nel magistero della Chiesa, soprattutto negli insegnamenti degli ultimi pontefici. In Lui con la sua talare impolverata o sporca di calce intento a restaurare la sua chiesa troviamo quel sacerdote, tanto caro a papa Francesco, che porta su di sé l’odore delle pecore del suo gregge. Parole che nella loro simbologia ci fanno capire qual è il posto del Pastore: stare vicino e badare al gregge che gli è stato affidato. In tutto ciò è stato l’esempio ispiratore di una generazione di sacerdoti nettunesi che hanno trovato in lui un esempio vivo di consacrazione e di dedizione. Ma non solo, don Vincenzo vivendo fino in fondo la sua vocazione sacerdotale e stato un sostegno e un modello da seguire per tutti coloro che hanno consacrato la loro vita con il sacramento del matrimonio e tutto ciò è di grande attualità. Il ministero parrocchiale di don Vincenzo presso la collegiata di San Giovanni si snoda in tutta la seconda metà del ventesimo secolo, un’epoca segnata da grandi cambiamenti e da vere e proprie rivoluzioni. La sua capacità maggiore è stata quella di conformarsi ai cambiamenti senza rinnegare i principi religiosi che hanno guidato la sua esistenza e il suo ministero sacerdotale. Non è stato un prete che ha seguito le mode o ancora, come dice Papa Francesco, un prete “mondano” ma colui che secondo le parole di Gesù è rimasto fedele e vigilante in attesa del suo Signore. Una realtà che stava molto a cuore di don Vincenzo era la “perseveranza”. Ancora una volta con uno sguardo lungimirante, crea quella che poi si rivelò essere un punto di aggregazione spirituale per molti giovani e uomini di Nettuno: “La Lega di Perseveranza”. Perseverare significa andare avanti nell’impegno assunto nonostante le difficoltà che si possono incontrare strada facendo. È, forse, oggi, un concetto desueto, nei tempi in cui viviamo, in cui “l’usa e getta” è diventata una regola di vita e l’impegnarsi per tutta spaventa le persone. Sì, don Vincenzo resta un esempio per tutti noi: sacerdoti e laici, giovani e anziani che ancora lottiamo per dare un senso alla nostra vita. Padre Carlo Andolfi Per ricordare Don Vincenzo, lunedì 28 giugno alle 18,30 sarà celebrata una Santa messa alla Collegiata di San Giovanni al Borgo Medievale.