Un’interrogazione parlamentare ha svelato un errore nel calcolo della Tari da parte di diversi Comuni italiani: a causa dei conti inesatti molte famiglie per anni hanno pagato fino al doppio del dovuto. Ad Anzio perà la quota variabile è stata sempre applicata correttamente
Dopo l’interrogazione parlamentare del deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, (M5S) per chiedere lumi su una serie di segnalazioni giunte da varie città della penisola e la risposta del sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta che ha svelato il pasticcio Tari (molti comuni hanno applicato illegittimamente la quota variabile sul tributo, moltiplicandola per tutte le pertinenze anziché solo una volta come prevede la normativa), anche il meet up dei Grilli di Anzio aveva chiesto ieri chiarimenti in proposito e fatto un accesso agli atti “per conoscere se il Comune ha predisposto gli atti per verificare se ai cittadini sia stata applicata in modo corretto la quota variabile della Tari e se l’ente ha accantonato un fondo svalutazione crediti atto a coprire oltre le mancate riscossioni, anche eventuali rimborsi nel caso di indebite applicazioni della tariffa“.
La risposta del Comune – tramite l’ufficio Tributi – rivolta soprattutto agli utenti che si stanno chiedendo se ci sono stati errori nei conteggi, è giunta poco fa: “Si informa la cittadinanza che, ai fini del calcolo della tariffa Tari, la quota variabile (rapportata al numero di componenti del nucleo familiare) è stata sempre applicata correttamente, quindi una sola volta, così come previsto dal regolamento comunale“.