Tutti conosciamo la storia di “Rosso Malpelo”: il protagonista della novella di Giovanni Verga sempre presente nei libri di scuola e nei manuali universitari di letteratura. Ma come sarebbe la storia se fosse ambientata nella nostra epoca? Malpelo riuscirebbe ad avere un riscatto? Forse no (purtroppo) e a spiegarcelo è proprio l’editore, nonché ex giornalista della nostra testata, Mario Scagnetti nella collana “Ante Litteram” della casa editrice Tab Edizioni.
“Rosso Malpelo” è una novella di Giovanni Verga pubblicata per la prima volta su “Il Fanfulla” e soltanto poi, nel 1880, raccolta insieme ad altre novelle nel volume “Vita dei campi”. Il protagonista è un giovane ragazzo siciliano che lavora come minatore in una cava di rena rossa, disprezzato e considerato cattivo dai suoi colleghi a causa del colore dei suoi capelli. Nemmeno sua madre, addirittura, si fidava di lui e “col sentirgli dir sempre a quel modo aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo”, come si può leggere nel racconto. Gli unici a provare del bene nei confronti del giovane sono suo padre e il suo amico “Ranocchio”, scomparsi prematuramente nel corso del racconto. Nella prosa, l’intento dell’autore verista è evidente: sottolineare la realtà di povertà e di sfruttamento subita dalle classi disagiate in Sicilia alla fine del XIX secolo e che iniziava a emergere in quel periodo soltanto grazie alle prime inchieste portate dal Regno d’Italia, al tempo formatosi da poco.
Principalmente l’opera è un ritratto di un adolescente condannato dai pregiudizi popolari, dovuti dal rosso dei capelli che veniva associato al male, che lo condurranno all’emarginazione e alla formazione del suo burbero carattere, che diventerà una corazza nei confronti di una comunità che non lo accetta e per la quale prova un grande risentimento. Sono proprio queste le tematiche che sono state intraprese nella postfazione dell’edizione curata dalla casa editrice romana, in cui “Rosso Malpelo” è diventato lo spunto per toccare argomenti di grande attualità, come le immigrazioni e i diritti delle seconde generazioni.
“Abbiamo scelto Malpelo come manifesto della collana Ante Litteram – ha dichiarato Mario Scagnetti al nostro giornale – con la quale cerchiamo di dare nuovamente valore a storie scritte più di settanta anni fa ma le cui tematiche sono ancora molto attuali”. “Ante Litteram” è nata da un’idea spontanea all’interno della loro redazione e nel 2020 è stato pubblicato il primo numero – appunto “Rosso Malpelo” – con l’intenzione di pubblicarne almeno uno all’anno in collaborazione con i ricercatori e gli esperti delle università. “Con il protagonista di Verga abbiamo cercato di far trasmettere al lettore il nostro intento con la pubblicazione di questa collana, adesso – ha concluso – stiamo lavorando sulla storia di Ipazia e su opere che ci aiuteranno a parlare delle condizioni del carcere”.
Insomma, un nuovo modo (e intelligente secondo il nostro parere) di fare letteratura e che, di certo, fa comprendere come certe situazioni non cambiano mai.