Sui dieci milioni di finanziamento per la rigenerazione urbana del comune di Anzio interviene Alternativa per Anzio che solleva dubbi sull’individuazione della nuova piazza di Lavinio stazione e chiede sia garantita la natura pubblica nella gestione delle aree da rigenerare.
“Crediamo – scrive ApA – sia necessario ora valutare molto bene come realizzare queste opere. Seguiremo la questione con attenzione nelle commissioni consiliari. Leggiamo intanto un dibattito sulle opere previste a Lavinio allo Zodiaco e crediamo sia necessario fare attenzione a due questioni: gli interventi proposti riguardano struttura sportive allo Zodiaco, utili e anzi necessarie, ma non sono la piazza di Lavinio Stazione. Questa non può tantomeno essere realizzata nell’attuale zona artigiana, dove si trova ora l’isola ecologica, una zona isolata, raggiungibile solo in automobile e sconnessa dal resto dell’abitato (nelle vicinanze peraltro delle zone industriali). Certe proposte strampalate – continua ApA – la dicono lunga sui loro promotori e ci fanno capire perché oggi versiamo in tali difficoltà. La piazza di Lavinio Stazione non può che stare lungo l’asse di viale di valle schioia, l’unico elemento urbano rimasto in un quartiere che fa fatica oggi ad essere definito tale. Nel nostro progetto individuavamo almeno 3 soluzioni, ma è impossibile intervenire senza una modifica al Piano Regolatore della città. Abbiamo proposto – continua la nota – un ordine del giorno per la sua modifica al prossimo consiglio comunale, vedremo chi ha il coraggio di metterci mano e chi preferisce questo status quo di degrado.
Dalla tavola progettuale condivisa dal consigliere Vasoli, notiamo due elementi di perplessità: l’assenza dello skatepark, molto frequentato e utilizzato quando era ancora agibile e un assetto che ricorda molto una struttura privata. Non abbiamo nulla in contrario al fatto di inserire strutture dedicate al ristoro (quindi ad attività economiche) gestite da soggetti esterni, è anzi una forma gestionale che può funzionare, purché l’accessibilità agli spazi e alle strutture sportive sia garantita e gratuita. Se la ‘rigenerazione’ servisse a far diventare un’area pubblica in un altro centro sportivo privato – conclude ApA – il risultato sarebbe un fallimento totale”.
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