Anche il Consiglio di Stato, dopo il Tar del Lazio, ha respinto il ricorso presentato dall’ex sindaco di Nettuno Angelo Casto e da undici ex consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle contro lo scioglimento del consiglio comunale e la fine anticipata della legislatura.“Rilevato che ad una prima sommaria delibazione – scrivono i componenti del Collegio giudicante – propria della presente fase cautelare, la domanda in epigrafe non sembra assistita dal cd. fumus boni iuris rivelandosi la decisione di primo grado coerente con le risultanze istruttorie, quali desumibili dalla documentazione disponibile, ed aderente alla disciplina di settore, attesa la contemporanea presentazione di atti recanti un numero di dimissioni dalla carica consiliare idonei a determinare, per tempistica, forma e contenuto, il superamento della soglia cui si riconnette l’effetto dissolutorio previsto dall’articolo 141 comma 1 lettera b del d. lvo 267/2000”.
In buona sostanza il Consiglio di Stato ha ritenuto corretta la sentenza del Tar del Lazio emanata il 17 luglio scorso secondo la quale la presentazione delle dimissioni di tredici consiglieri, anche in due diversi momenti e con due protocolli diversi, era da ritenersi regolare. La sentenza del Consiglio di Stato mette quindi la parola fine all’esperienza di un sindaco e di una maggioranza assoluta del Movimento 5 Stelle. Un epilogo che si è concretizzato la mattina del 2 maggio scorso in uno studio notarie, con la presentazione delle dimissioni dei nove consiglieri comunali di minoranza e di quelle, decisive per la fine dell’avventura di Casto, dei quattro consiglieri di maggioranza i 5 Stelle Daniela De Luca, Marco Montani, Simonetta Petroni e Giuseppe Nigro.