Nuova udienza del processo al nettunese, accusato di traffico internazionale di stupefacenti. Nonostante fosse recluso, ha spiegato il commissario Roberto Della Costa della Questura di Latina, Ludovisi continuava a tenere le fila dell’organizzazione e a dare disposizioni ai genitori
Un’attività organizzata e redditizia quella di Massimo Ludovisi e dei genitori nel settore legato del traffico internazionale di droga. E’ emerso nella nuova udienza del processo in corso al Tribunale di Velletri che vede coimputati per traffico internazionale di stupefacenti Massimo Ludovisi, di Nettuno, i genitori Genesio e Diulia e Cesare Simeoni. A spiegare ai giudici come fosse organizzato il traffico di cocaina dal Sud America e lo spaccio sul litorale sud di Roma è stato il Commissario Roberto Della Costa della Questura di Latina. Che nel 2011 avvia le indagini dopo aver intercettato un grosso carico di droga proveniente dal sud America riconducibile a Massimo Ludovisi a quel tempo residente a Tenerife.
Poco tempo dopo l’uomo torna precipitosamente in Italia in seguito ad una condanna a dodici anni di reclusione, sempre per traffico di droga, emessa da un tribunale spagnolo. E in casa, a Nettuno, viene rintracciato e arrestato dalla polizia italiana che accerta come avesse proseguito l’attività illecita anche in Italia. In seguito, intercettando i colloqui avuti in carcere con i familiari, gli uomini della Questura di Latina apprendono che i genitori di Massino Ludovisi hanno l’incarico di ricevere e piazzare un carico di 80 chilogrammi di stupefacenti . Anche per loro scatta l’arresto. “Nonostante fosse recluso – spiega il commissario Roberto Della Costa ai giudici – continuava a tenere le fila dell’organizzazione a dare disposizioni”. Il processo continua.