Riportiamo di seguito il reportage del giornalista Péter Csillag scritto sul giornale ungherese Nemzeti Sport sulla storia della Polisportiva Vasas Anzio nata nel 1965 e gemellata con il Vasas di Budapest, in occasione del suo incontro avvenuto il 21 marzo scorso con personaggi che hanno fatto parte nel glorioso club. Nel suo lungo racconto il giornalista ungherese collega altre storie che si intersecano tra loro e che hanno un legame con il Vasas di Budapest. Alla fine dell’articolo c’è il video racconto sulla storia della Polisportiva Vasas Anzio, alcune foto storiche e immagini della visita ad Anzio del giornalista ungherese.
di Péter Csillag
A quasi 1.300 chilometri da Angyalföld (quartiere di Budapest n.d.r.) in una piccola città dell’Italia meridionale, il Vasas Anzio è stato fondato nel 1965. La squadra del club, attiva fino ai primi anni 2000, ha gareggiato anche con la squadra madre di Budapest e con la squadra olimpica ungherese: abbiamo incontrato gli ex fondatori e i giocatori sul posto.
La scena era allo stesso tempo surreale e commovente: quando sono sceso dal treno da Roma ad Anzio, una coppia di anziani italiani mi stava aspettando alla stazione, tenendo pazientemente in mano una foto della squadra del Vasas campione del 1966. L’interesse dello Sport Nazionale per l’insediamento dell’Italia meridionale, situato a 60 chilometri dalla capitale, divenne noto e il quotidiano locale Il Granchio riportò la visita in un articolo a tutta pagina; l’attenzione e la sincera ospitalità della gente del posto furono notevolmente alimentate dal vivo ricordo della vecchia amicizia con i colleghi sportivi ungheresi. Nella città costiera vivono un paio di generazioni per le quali il nome Vasas è sinonimo di una giovinezza serena, delle indimenticabili avventure di una squadra locale e di un profondo rispetto per il fratello maggiore di Budapest.
La sorprendente storia di Vasas Anzio è praticamente sconosciuta in Ungheria, ma se ne approfondiamo la conoscenza, ci viene svelato forse l’episodio più singolare delle relazioni sportive italo-ungheresi del XIX secolo. Incredibilmente, a circa 1.300 chilometri da Angyalföld, in una tranquilla città portuale, nel 1965 alcuni entusiasti giovani italiani fondarono la locale Vasas in onore della squadra di Angyalföld, che all’epoca era ammirata in tutta Europa. Inoltre, la creazione del Vasas Anzio non si rivelò un evento passeggero. Nel corso del tempo, la società sportiva, che oltre al calcio gestiva anche un sezione di nuoto e pallanuoto, ha operato con questo nome per quasi quattro decenni, fino al suo scioglimento nel 2004. Nel nostro viaggio nella storia del calcio italiano, abbiamo cercato di scoprire sul posto i segreti dell’insolito legame sportivo Budapest-Anzio.
Il giornalista italiano della Radio Ungherese ha trasmesso
Durante la preparazione del lavoro sul campo, nelle fonti relative alla nascita di Vasas Anzio ricorreva più volte lo stesso nome: Luciano Nulchis. L’ex mente geniale è scomparso qualche anno fa. Grazie all’aiuto del nostro collega Tamás Nagy, siamo riusciti a trovare sua figlia, Annarita Nulchis, che vive ad Asti. Mi accolse nel suo posto di lavoro a Torino come uno dei responsabili dell’azienda di design Italdesign e mi introdusse volentieri al passato della famiglia.
La storia inizia con il nonno, Francesco Nulchis, che combatté come partigiano nella seconda guerra mondiale, in seguito non ebbe più un posto dove stare in Italia e la vita lo portò in Ungheria alla fine degli anni ’40. Era considerato un comunista entusiasta, imparò rapidamente la lingua, trovò lavoro alla Radio Ungherese come responsabile delle questioni italiane e, secondo le fotografie rimaste, intervistò persino Ferenc Puskás. Era interessato al calcio, tifava per il Vasas e, quando nel 1958 si trasferì il figlio Luciano, nato dal suo primo matrimonio, a Budapest, gli venne l’idea di ingaggiare il quindicenne nella squadra giovanile del club Angyalföld. Non è un dettaglio di poco conto il fatto che Luciano sia nato nei pressi di Terni, in Umbria, e che in seguito si sia trasferito con la madre divorziata ad Anzio. I due insediamenti sono collegati dal fatto che, come ad Anzio operò dal 1965 l’associazione locale fondata in onore del Vasas e che portava il suo nome, così operò dal 1959 – e per alcuni anni – a Terni l’associazione locale. La squadra di Terni trasse ispirazione direttamente dalla partita amichevole locale della prima squadra del Vasas nell’autunno del 1959 (gli ungheresi vinsero 6-0), ma ebbe un ruolo indiretto anche l’influente radiocronista della zona, il tifoso del Vasas Francesco Nulchis. Quindi, quando nell’estate del 1962 la squadra giovanile del Vasas Terni giocò contro la squadra originaria del Vasas per adulti a Budapest, secondo Népsport, anche il ragazzo Luciano ebbe un compito importante.
Questi bambini di Terni vestono in modo semplice, siedono in silenzio al loro posto, un certo timore reverenziale è visibile sui loro volti, ora sono “umili ospiti”, ma non fingono di esserlo, sono troppo giovani per questo, sono sinceramente felici di trascorrere una settimana in Ungheria ospiti del famoso Vasas. Questa amicizia non ha origini moderne. È nata da un tentativo fortuito. Una squadra della città di Terni, in Umbria, che portava il nome poetico di “Fiamme Azzurre”, scrisse una lettera alla sezione italiana della radio ungherese, dichiarando di voler entrare in contatto con una famosa squadra ungherese. Terni è una città situata a 100 chilometri da Roma e ha una grande ferriera. Era ovvio che il Vasas di Budapest sarebbe stato quello che avrebbe offerto loro un’amichevole. Una piccola squadra si staccò dalle Fiamme Azzurre e prese il nome di Terni Vasas, prendendo anche l’equipaggiamento, che il club di Pest inviò in dono. Il giornalista del Népsport presenta alcuni membri della squadra ospite, ed è qui che appare l’uomo chiave: “Luciano Nulchis…” – un bel ragazzo dai capelli scuri con un viso dolce e fanciullesco gli porge la mano: – Buongiorno… Frequento la scuola tecnica di Kandó… Luciano vive a Pest, studia qui da alcuni anni e ora si è unito alla sua squadra come interprete e giocatore.”
Successivamente si laureò presso l’Università Tecnica di Budapest e si occupò dello sviluppo delle relazioni commerciali tra Italia e Ungheria, tra le altre cose come rappresentante della società Italimpex, con sede a Roma. Annarita racconta di aver sempre avuto a cuore gli interessi comuni dei suoi due Paesi, quello natale e quello adottivo, e di aver promosso gli scambi culturali anche rafforzando i legami sportivi internazionali, soprattutto tra il suo amato club, il Vasas di Budapest, e la sua cerchia di conoscenti di Anzio.
È come se la Juventus ungherese li avesse abbracciati.
E ad Anzio sono ancora grati per il primo passo. A metà degli anni ’60, il contatto riuscito con il “grande” Vasas, che negli anni precedenti era stato campione d’Ungheria e aveva partecipato più volte alla Coppa dei Campioni a squadre (1957, 1961, 1962 e 1965), fu considerato un miracolo agli occhi dei giovani dell’Italia meridionale. Come dicono oggi i calciatori di Anzio, si sentivano come se la Juventus, l’Inter o il Milan ungheresi si fossero incontrati con loro.
Dopo aver potuto ammirare il dipinto del 1966 realizzato da Kálmán Mészöly, Kálmán Ihász, János Farkas e dai loro compagni corazzati alla stazione ferroviaria, grazie alla mia guida occasionale, Giancarlo Rosini, e alla sua adorabile moglie, abbiamo fatto un breve giro della città nelle tranquille ore del mattino. Nel museo della città, famosa per i suoi monumenti d’arte antica e per lo sbarco delle truppe alleate nella seconda guerra mondiale, vasi antichi e mitragliatrici americane si inseriscono armoniosamente l’uno accanto all’altro, così come la statua dell’imperatore Nerone sulla spiaggia e la figura in bronzo di Angelita, una bambina rimasta orfana nel 1944 e poi vittima di un attentato. Quest’ultimo venne fotografato anche dai membri della squadra olimpica ungherese nel 1980, quando si recarono ad Anzio per una partita in segno di amicizia da parte della patria ungherese, interrompendo il loro ritiro di allenamento a Roma. La strana relazione a distanza durava già da un decennio e mezzo.
“Con due buoni amici, Giancarlo Rosini e Luciano Nulchis, abbiamo chiesto consiglio al padre di Luciano, che lavora in Ungheria, su come formare la squadra, incluso il nome. Ci ha chiesto se Vasas sarebbe stato un buon nome”, ha ricordato Maurizio Iannucci, uno dei fondatori del Vasas Anzio, a proposito degli esordi, sopravvissuti in diverse versioni e in parte persi nell’oscurità delle ballate. Ho incontrato lui e tutta la sua squadra titolare al campo da padel alla periferia della città, dove, dopo settimane di attenta organizzazione, si erano radunati tutti coloro che avevano avuto un ruolo importante nella vita della squadra. Come da tradizione italiana, la cerimonia di apertura è stata segnata da un dignitoso applauso in memoria dei tre che non hanno più potuto partecipare alle occasionali riunioni commemorative: Luciano Nulchis, il presidente onorario Quirino Rosini e il co-fondatore Giovanni Casale, le cui ceneri sono state portate all’evento in un’urna dalla figlia Elisabetta. Il presentatore era Roberto Busiello, proprietario del campo da padel e presidente da 31 anni.
“Abbiamo costruito un rapporto amichevole con il Vasas a Budapest, ci siamo ospitati a vicenda, prima siamo andati noi a Budapest, poi sono venuti loro da noi”, ha ricordato gli incontri importanti dei primi anni. Raccontò con orgoglio ai suoi compagni di squadra, tra cui Gaetano Di Mauro, che indossava il distintivo della federcalcio ungherese, che il Vasas Anzio vinse il campionato italiano U23 nel 1971 e che poi ricevette un invito a Budapest nel 1972, come una sorta di viaggio premio. Hanno ricordato i momenti più belli del tour primaverile, come la partita di qualificazione al campionato europeo tra Ungheria e Romania (1-1) seguita dalla tribuna del Népstadion, la sfilata del Primo Maggio, la partita di allenamento contro il Monor, accompagnata da una grande ospitalità, che si è conclusa con un pareggio per 2-2 e, naturalmente, l’attrazione principale, la prestigiosa partita contro il vero Vasas ad Angyalföld.
«Danno l’impressione di un coro itinerante », scrisse allora Népsport a proposito degli ospiti italiani presenti ad Angyalföld. Cantavano così forte che tutti i finestrini dell’Ikarus 250 tremavano. Poche squadre di calcio arrivano al campo avversario con tanta allegria. Ridevano e scherzavano. Quando l’autobus entrò nel complesso sportivo di via Fáy attraverso il cancello di ferro e si fermò davanti agli spogliatoi, i tifosi alzarono la testa. Non c’è da stupirsi: scesero giocatori sempre più giovani.
Il vero Vasas ha sconfitto il fratellino per 16 gol
Il risultato finale fu 18-2 per il Vasas Budapest, e uno dei giocatori dell’Anzio, Luciano Lo Grasso, commentò con modestia la partita: “A volte abbiamo avuto palla. Soprattutto il nostro portiere, quando l’ha tolta dalla porta”. Anche il portiere sopracitato, Umberto Filosi, era presente al pomeriggio della nostalgia e, nonostante la dolorosa differenza, ha ricordato con affetto quanto accaduto: “Avevano un giocatore di nome Puskás (Lajos Puskás, l’autore), che è apparso nella nostra area di rigore in trenta secondi e ha tirato in porta con una forza tale che mi tremava il petto”.
L’eroismo di uno dei cannonieri dell’Anzio, Vincenzo De Cupis, è ancora oggi ricordato con tangibile apprezzamento, e lo stesso cannoniere solleva un punto importante: “Vorrei ringraziare il Vasas Anzio per non aver mai dovuto sentirmi in colpa, perché la penso diversamente, vedo il mondo in modo diverso dai fondatori. È stata fondata da giovani comunisti, ma è diventata davvero la squadra di tutti, che ha creato amicizie e in cui ci siamo guardati come fratelli”. Le parole del militante di destra De Cupis sono state confermate da Roberto Busiello, presidente dell’associazione dichiaratamente di sinistra, il quale ha definito la responsabilità sociale, l’aiuto ai bisognosi e l’accoglienza dei bambini di strada indigenti i meriti principali dell’associazione e ha affermato con fermezza: “Noi fondatori eravamo comunisti, ma la politica non era un argomento di discussione nella squadra”.
Emersero sempre nuovi ricordi personali: Gaetano Di Mauro era il portiere della squadra di calcio d’inverno e di quella di pallanuoto d’estate, Nino Visalli passò dall’essere un giocatore di pallanuoto per il Vasas Anzio a diventare il rinomato giornalista della città, Antonio Martino guidò la squadra mista di Anzio nel 1980 come capitano contro la squadra olimpica ungherese. E quando il gruppo finì di mangiare la lasagna e la torta che avevano preparato per la festa, si fermarono tutti insieme per una foto e, tenendo in mano la vecchia bandiera rosso-blu della squadra, gridarono all’unisono verso la telecamera: “Forza Vasas!”
La squadra ungherese sul campo in terra battuta di Anzio
Portieri: Veréb (Diósgyőr), Zsibórás (Ferencváros).
Difensori: Szántó, Salamon, Kutasi (Diósgyőr), Kerekes A. (Békéscsaba), Baranyi (Videoton), Kanász, Péter (ZTE), Paróczai (Bp. Honvéd).
Centrocampisti e attaccanti: Pásztor (Békéscsaba), Burcsa, Karsai (Videoton), Tatár, Borostyán (Diósgyőr), Nagy A., Kozma (Bp. Honvéd), Csapó, J. Kovács (Tatabánya), Kiss, Váradi (Vasas), Pogány (Ferencváros), Fekete (Ú. Dózsa) e Borsó (MTK-VM).
Con questa squadra, la squadra olimpica ungherese, guidata dal capitano nazionale Károly Lakat, si recò a Roma per un ritiro di tre settimane nel febbraio 1980. Il viaggio ad Anzio e la partita contro la squadra mista locale (Vasas Anzio, Anzio Calcio) furono un cambiamento spontaneo rispetto al programma pianificato in precedenza. Kálmán Mészöly, che conosceva la squadra di Anzio in quanto Ironman, partecipò anche lui al tour in qualità di assistente allenatore. Appare anche nella foto di squadra scattata sulla pista sterrata di Anzio, conservata localmente e che può essere considerata una curiosità nella storia dello sport. Il corrispondente in loco di Népsport, Pál Borbély, ha raccontato l’esperienza come segue: “In quel viaggio abbiamo tutti sperimentato che gli abitanti di Anzio non si preoccupano solo della necessità che persone di diverse nazionalità dipendano l’una dall’altra, di conoscersi e di creare relazioni amichevoli anche solo nell’aspetto. Hanno ricoperto i giocatori di migliaia di dimostrazioni d’affetto. Ci hanno regalato bandiere rosse e blu del Vasas, medaglie, distintivi, libretti e un posacenere con una data incisa, un promemoria, fatto apposta per questa partita! La nostra squadra ha segnato sette gol contro il “piccolo Vasas” e la nazionale che li ha sostituiti nella serie superiore, ma credo che nessuno a casa sia interessato a descriverli”.
Da Vasas Terni a FTC Siena
Anche le intenzioni della politica sportiva comunista giocarono un ruolo nella costruzione dei rapporti tra la vita sportiva ungherese e quella italiana. Sull’argomento e su iniziative simili al Vasas Anzio si è soffermato ampiamente lo storico Lorenzo Venuti nel suo studio intitolato “Superare la squadra d’oro”, pubblicato anche in traduzione ungherese sulla rivista Századok, che racconta la primissima apparizione del Vasas a Terni.
Il successo della tournée umbra spinse la delegazione ungherese a Roma a seguire questo esempio. Nel settembre del 1959, in occasione della successiva apparizione del Vasas a Terni, l’ambasciatore Gyula Simó incontrò Luigi Polano, parlamentare sardo del PCI, e – usando la consueta terminologia cameratesca – espressero il loro pieno consenso sull’importante ruolo degli eventi sportivi nella mobilitazione delle masse. Polano suggerì di organizzare più eventi di questo tipo e invitò i club ungheresi a stabilire contatti con le associazioni operanti in Sardegna, ad esempio la locale società sportiva dei minatori di Carbonia. Pochi mesi dopo, fu effettivamente fondata l’organizzazione locale degli Amici dell’Ungheria, che aveva lo scopo di promuovere la cultura ungherese, ma anche di decidere a quale associazione locale della UISP fosse consentito disputare partite in territorio ungherese. Nel maggio del 1960, Gyula Simó si recò in Sardegna per consegnare le maglie che i calciatori del Tatabányai The Miner avevano donato alla squadra locale. Dopo aver invitato il Carbonia in Ungheria, proiettarono il documentario Ungheria-Inghilterra sulla squadra d’oro. Vittoria a Londra, così come il film americano Il sale della terra, che si rivelò un argomento particolarmente delicato per via del contesto, poiché trattava dello sfruttamento dei lavoratori in una miniera di zinco messicana. Ma non fu l’unico esempio: il 9 novembre 1959 la società italiana, la sezione torinese degli Amici dell’Ungheria, organizzò la consegna di attrezzature sportive offerte dall’Honvéd di Budapest al club locale »Avvenire« (Futuro). La serata si è conclusa con brindisi in cui si è celebrata l’amicizia tra i due popoli e la distensione politica. Nel frattempo, anche in Italia si formarono altre squadre simili, filo-ungheresi: un giornale ungherese informò i suoi lettori che in Italia esistevano già molte squadre del genere, ad esempio la »FTC Siena« e l’«Honvéd Sassuolo«, e che la Società di amicizia italo-ungherese stava già pensando di organizzare un torneo di calcio in Italia con squadre »ungheresi«.
Marinai ungheresi in mare
La nostra visita ad Anzio ci ha regalato un incontro inaspettato con personaggi illustri della vita velica ungherese: abbiamo scoperto che la Pöff SE, che in precedenza operava a Fövenyes durante l’estate, aveva stabilito la sua base nella città costiera italiana per i mesi di bassa stagione. Zsuzsanna Litkey, che dirige l’associazione insieme al marito Árpád, ci ha raccontato che Anzio è una zona molto apprezzata per la vela, grazie alle diverse condizioni di vento e corrente, ed è per questo che si sono trasferiti in città con i loro tre figli adolescenti, entrambi molto attivi in competizione. A causa delle esperienze negative vissute sulle rive del lago Balaton, per loro diventa sempre più difficile gestire l’associazione in Ungheria. Il loro obiettivo è rendere la formazione accessibile, di elevato standard professionale e adeguata al livello degli studenti.

La squadra originale da qualche parte in Italia, che mostra con orgoglio il nome della squadra Vasas (Foto del sito: Péter Csillag)

1972, Budapest: allegri calciatori dell’Anzio sotto il cartello “No al calcio”

Francesco Nulchis intervista Puskás

La figlia del fondatore, Annarita Nulchis, nel suo luogo di lavoro a Torino

L’ideatore, Luciano Nulchis

Ex componenti del Vasas si sono riuniti ad Anzio in occasione della nostra visita

Giancarlo Rosini aspettava alla stazione con la moglie e il tableau Vasas del 1966

Elisabetta Casale è venuta con il figlio, portando l’urna del padre, Giovanni Casale

L’amore del Vasas era scritto sulla sabbia della spiaggia della città del sud Italia

Il Vasas Anzio è stato fondato dai comunisti locali, ma la politica non era un argomento di discussione nello spogliatoio

Tesori di Anzio ritrovati in fondo all’armadio

Umberto Filosi e Roberto Busiello con il manifesto che annuncia la gara amichevole

Le due squadre unite che giocarono l’amichevole allo stadio “Massimo Bruschini” di Anzio

Presso la sede del Partito Comunista di Anzio