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Ci vorrà ancora un po’ prima che il surf diventi ecosostenibile: verso tavole sempre più “green”

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Se esiste uno sport che entra in contatto con la natura, quello è senza dubbio il surf. Qualunque surfista che si rispetti, infatti, sa che è doveroso rispettare il mare: sia per salvaguardare l’ambiente, sia per la propria sicurezza ma, soprattutto, per il futuro. Non è un caso se, ultimamente, il mondo del surf sia alla ricerca di un’onda verde da cavalcare e questa spinta “green” parte proprio dalle aziende che si occupano di tavole e di mute.

Come abbiamo spiegato nell’ultimo numero de “Il Granchio”, i materiali utilizzati per realizzare le tavole da surf e le mute contengono diverse sostanze inquinanti, che minacciano l’ecosistema marino. Però all’orizzonte sembrerebbero esserci delle soluzioni, alcune delle quali partono dall’università di San Diego, che sembrerebbe aver trovato una speranza nelle alghe dell’oceano, dalle quali sembrerebbe possibile ricavare una schiuma adatta a far galleggiare le tavole. Per non parlare del quartiere di Pinheiros, in Brasile, dove un locale specializzato nel surf sta raccogliendo i mozziconi di sigaretta per costruire delle nuove tavole, che verranno poi donate ai bambini che non potranno permettersi di acquistarle. Una sensibilità, questa, che inizia a sentirsi anche in Italia, anche grazie al progetto “EcoBoard” nato in Puglia. Però, purtroppo, la strada sembrerebbe essere ancora molto lunga. “Purtroppo non esistono tavole al cento per cento ecosostenibili – ha dichiarato l’istruttore di surf Fabio Fontana della Surf Beat School di AnzioUltimamente hanno diminuito la resina, ma è ancora presente e molto dannosa. Anche se fabbricano tavole con materiali riciclati, questi derivano sempre dal petrolio. La svolta delle alghe è certamente incredibile, ma ci vorrà ancora tanto tempo prima che si concretizzi e, soprattutto, molti soldi”. Sono 16 anni che Fabio insegna nelle scuole, cercando di trasmettere la sua passione per l’arte – studiata in Accademia – e il suo grande amore per il mare, appresi da bambino e sempre presenti nelle sue creazioni artistiche. Tanto che, negli ultimi tre anni, ha iniziato a insegnare anche il surf a tantissimi giovani, svolgendo le sue lezioni proprio nella scuola anziate del campione Genesio Ludovisi. “L’azienda Patagonia, ad esempio, ha realizzato delle mute in Yulex, un materiale che deriva dalla gomma e a contenuto polimerico. Con questo hanno risolto già una buona parte del problema, ma il prodotto è di nicchia e, di conseguenza, non accessibile a tutti – ha continuato – Se veramente vogliamo fare qualcosa, l’attrezzatura deve essere accessibile a tutti. Altrimenti continueremo ad acquistare petrolio”.

Il suo lavoro, inoltre, gli ha permesso di fondare un proprio brand, dal nome “Gos Lab”, grazie al quale è riuscito a entrare in contatto con il Giappone, dove si starebbe lavorando a una paraffina totalmente ecologica. “Il progetto si chiama Orient ed è ancora in fase di sperimentazione – ha spiegato il coach – La paraffina verrebbe fatta con l’amido di riso, il problema è che non da una grande aderenza a differenza di quella che utilizziamo oggi. Ci stiamo lavorando, sicuramente sarà un percorso molto lungo”.

Tuttavia, i surfisti non costituirebbero una vera e propria minaccia per il mare. Il vero pericolo, infatti, è la plastica, che galleggia purtroppo anche nelle acque di Anzio e Nettuno. “Dico sempre che il nostro mare è una specie di cocktail di plastica – ha dichiarato il giovane surfista Giulio Buccolini, cresciuto anche lui alla Surf Beat School – Molte volte, noi che siamo in acqua, scambiamo buste di plastica per meduse. Per non parlare di tutti i rifiuti che troviamo sulle spiagge, una parte portata sicuramente dal mare, ma l’altra lasciata dall’uomo. Qui non si ha un minimo di senso civico”. Il 23enne, da poco avvicinato al bodyboard e intento a prepararsi per una gara entro la fine di questo anno appena iniziato, è da poco tornato da un viaggio a Tenerife, dove la cultura del surf riesce a mantenere l’acqua e l’ambiente puliti.  “Non sono per niente contrario all’iniziativa di rendere le tavole e le mute più ecosostenibili, anzi. Se possiamo fare un piccolo cambiamento, perché no – ha concluso – Se un materiale come l’ecolix era il primo passo, le alghe e il sughero saranno il secondo”.

Ci vorrà ancora del tempo, dunque, prima che il mare torni a essere privo di sostanze inquinanti. Intanto Fabio, per ripulire le acque della zona dei Marinaretti, sta meditando di attaccare una rete alla propria tavola, così da riuscire a raccogliere più plastica possibile mentre cavalca le onde. E alla Surf Beat School si continua a insegnare il rispetto per l’ambiente, come ci hanno rassicurato le parole dell’istruttore Bruno Pepe. “Il percorso per fabbricare una tavola ecosostenibile è di certo molto lungo, soprattutto perché deve continuare a essere prestante. Il problema dell’inquinamento ambientale è evidente e non è presente solo nel mare . Credo molto nel potenziale del surf, finché ci saranno onde e persone che lo praticano, il futuro sarà roseo. Anzi – ha concluso – forse proprio il contatto diretto con il mare potrebbe insegnare alle nuove generazioni l’importanza di rispettare l’ambiente che ci circonda”.

Il resto dell’articolo è disponibile nel nuovo numero de “Il Granchio“, da domani in tutte le edicole di Anzio e Nettuno.