Dopo la decisione del sindaco di Nettuno Alessandro Coppola di ritirare le deleghe agli assessori, arriva la dura presa di posizione dei consiglieri di minoranza Antonio Taurelli, Marco Federici, Waldemaro Marchiafava, Daniele Mancini, Simona Sanetti e Roberto Alicandri.
Oggi – scrivono in una nota congiunta – si è scritta l’ennesima pagina vergognosa per l’amministrazione della nostra città. Dopo l’incontro “pugilistico” dei rappresentanti della maggioranza in Comune, che ha richiesto l’intervento di ben tre volanti della polizia, non crediamo che si possa proseguire. I fatti politico-amministrativi che denunciamo da mesi trovano riscontro nella resa dei conti di questa mattina”.
I comportamenti aggressivi emersi durante la riunione di maggioranza – continua la nota – tenutasi nel Palazzo Comunale, sono indegni e inaccettabili. Dopo soli undici mesi dalle elezioni la città è senza un Governo, mentre il Sindaco Coppola resta incollato alla poltrona pensando di cavarsela con il terzo ultimatum ed un rimpasto. Sono stati undici mesi di lotte interne per poltrone e potere, in cui abbiamo visto partiti svuotarsi e gruppi consiliari di maggioranza moltiplicarsi in nome di interessi particolari e senza portare alcun risultato positivo per la città. Oggi non accettiamo più la finta reprimenda del Sindaco, responsabile di aver portato gruppi aggressivi e personaggi maneschi al governo della città. È stata violentata ancora una volta l’immagine di Nettuno e noi questo non lo possiamo consentire. Tali fatti sono il sintomo di un sistema di potere fatto di forza fisica e prevaricazione che ha generato un clima di tensione insopportabile nel quale è difficile svolgere un’attività politica serena”.
Sindaco Coppola – conclude la nota della minoranza – purtroppo ci aspettiamo che quello di oggi sia solo un giochino da prestigiatore: tra pochi giorni gli assessori saranno tutti di nuovo ai loro posti. Noi con questo comunicato le chiediamo di compiere un atto di dignità personale prima che altri pongano fine alla sua infelice esperienza politica”.