Sul nuovo regolamento della ormai ed Università civica “Sacchi” a Nettuno tornano ad attaccare i consiglieri comunali di opposizione Antonio Taurelli, Waldemaro Marchiafava, Marco Federici e Roberto Alicandri che in consiglio avevano espresso il voto contrario alle modifiche. “Il regolamento della ex-Università Civica Andrea Sacchi, che è stato portato e approvato in Consiglio Comunale dalla maggioranza, è un pasticcio – scrivono in una nota -. Ventuno articoli incompleti e oscuri che partoriranno un topolino, niente di più che un circolo pseudoculturale, al posto di una istituzione di cui la città aveva e ha un grande bisogno”.
E fanno alcuni rilievi. “L’art 2 – scrivono – quello che si occupa delle finalità statutarie dell’Ente, è totalmente ambiguo e indeterminato. Si parla di “inclusione”, di “coinvolgimento socioculturale”, parole gradevoli all’udito, ma, in pratica, tutto e niente. Anzi, viste le premesse, propendiamo a credere che tenderà più al niente. L’art 4 – continuano – parla della composizione del consiglio di amministrazione, che sarà nominato dal consiglio comunale su base completamente fiduciaria. Non è previsto neanche un requisito di curriculum, neanche un titolo di studio minimo. Per diventare decano di questa ambiziosa istituzione culturale basterà un po’ di Università della vita. A patto che si possano vantare diffuse amicizie in Consiglio Comunale, s’intende”.
“Ulteriore punto dolente – continuano nei rilievi i quattro consiglieri di minoranza – è quello legato all’art. 12 che individua il Direttore. Potrebbe essere sia un dipendente del Comune, sia una persona esterna (anche lui senza nessun requisito selettivo, ovviamente): peccato che non è chiaro chi debba decidere questa opzione e sulla base di quale criterio. I compensi? Non pervenuti. Ciò che più inquieta è che questo regolamento poteva essere una grande occasione per costruire un ente di alta formazione in un territorio che sta diventano una assoluta periferia culturale, anzi un deserto. Potevano parlare di formazione post-universitaria certificata – conclude la nota di Federici, Alicandri, Taurelli e Marchiafava -, potevano creare un centro linguistico con esami internazionalmente riconosciuti, potevano costruire una biblioteca vera e ben fornita. Niente di tutto questo: hanno preferito un’istituzione pizza e fichi la cui unica cosa di livello è il nome. Povero Andrea Sacchi! A un pittore le cui opere sono ammirate da milioni di persone al museo Prado di Madrid, alla National Gallery di Londra, al Metropolitan Museum di New York, la sua città natale sa intitolare niente di più che un postificio”.