Il racconto di chi si trova a vivere nella storia, senza saperlo perché di quella realtà vissuta nessuno ne sapeva niente, nemmeno lui. Così, per una sfida, dopo aver interiorizzato la propria esperienza personale, nasce il romanzo di Ernesto Berretti “Non ne sapevo niente”, che sarà presentato alla libreria Fahrenheit sabato 30 marzo alle ore 18.
Il racconto dell’autore vede dei personaggi di fantasia innestati su episodi ed esperienze vissute in prima persona nel 1995. Quando fu inviato come Basco Blu a Calafat, paese sul Danubio nella periferia rumena a pochi chilometri dal confine con la Serbia, per favorire la pacificazione nei Balcani facendo rispettare l’embargo. Davanti agli occhi dell’uomo, non del Basco Blu, però si aprì una realtà del tutto sconosciuta, di cui “non sapeva niente”, una realtà che con la guerra aveva a che vedere ben poco. Una nuova realtà costruita sulle spalle della gente di Calafat inseguiti dallo spettro della guerra dei Balcani, di cui ricorre l’anniversario proprio in questi giorni, e di Nicolae Ceauşescu, colpevole di un genocidio di massa e di aver distrutto l’economia nazionale rumena, portando la popolazione alla fame.
“Il libro è nato per una sfida con lo scrittore Zandel – spiega Ernesto – che mi aveva esortato e incoraggiato a scrivere di questa esperienza, però ciò che spero è che il libro possa in effetti stimolare una qualche curiosità nel lettore e che vada alla ricerca di ulteriori informazioni”. Effettivamente il libro è accessibile anche a chi della storia dei Balcani conosce ben poco, e forse per questo apprezzabile è il fatto che nel libro vi sia un’appendice storica degli eventi.
“La parte sicuramente più difficile è stata quella di visitare i luoghi di quella memoria con lo spirito di oggi, ho cercato di liberarmi dell’esperienza dell’uomo maturato e di rivedere quella realtà, quelle immagini con gli occhi di allora, di chi non conosceva cosa accadesse realmente in quella periferia. E come è emerso molte volte, gli stessi rumeni di altre città ignoravano la reale condizione, come accade anche in Italia”.
“In un certo senso il libro vuole aprire gli occhi e riabilitare la comunità rumena molte volte denigrata senza conoscere il loro passato. Il sapere è l’unica chiave che ci permette di uscire fuori dai pregiudizi, e forse andare incontro a chi ha vissuto un passato diverso dal nostro con un sorriso”.