No alla revoca della concessione perché sarebbe un grosso danno. Ne è convinta la consigliera Pd Lina Giannino che interviene sulla questione porto dopo l’intervento, che però procede su un altro piano, della collega Anna Marracino.
“Sul problema Porto o meglio sulla Società partecipata Capo d’Anzio c’è molta confusione da parte di molti, ma anche molto silenzio imbarazzante da parte di giunta e maggioranza del centrodestra. La confusione ė generata da proposte improvvisate ed improvvise di chi propone che il porto debba essere pubblico, dimenticando che già lo è giacché il 61% è del Comune di Anzio – esordisce la consigliera comunale di opposizione – Mentre l’altra proposta di far ritirare la concessione alla società, priverebbe la stessa dell’unica patrimonializzazione che la società possiede”.
Nel caso in cui si verificasse ciò, dice Giannino il suo valore sarebbe pressoché azzerato, inventando nel contempo un contenzioso sicuramente paralizzante per un tempo indefinito relativamente al funzionamento e al rilancio del porto. “Per tali ragioni le proposte sono demagogiche e strumentali non volendo assolutamente pensare che abbiano altri oscuri obiettivi. Riguardo alla Capo d’Anzio, il Comune, che ricordo essere il socio di maggioranza con il 61%, ha l’obbligo di controllarne la regolare gestione. Tra cui anche il pagamento dei canoni di concessione dovuti alla Regione Lazio”.
Lina Giannino invita il sindaco De Angelis a riferire in consiglio comunale su quali azioni ha posto in essere per tutelare il 61% della città di Anzio. “Con l’occasione sarebbe opportuno che il Sindaco riferisse anche sui contributi concessi qualche tempo fa dall’Unione Europea, facendo sapere al Consiglio se ci sono ancora o se sono stati annullati. Dovrebbe anche dettagliare se ci sono inefficienze e inadempienze da parte dei rappresentanti della Società Capo d’Anzio o di alcuni di essi, evidenziando e proponendo rimedi concreti. A tal proposito, suggerisco di chiedere l’immediata regolarizzazione dei canoni di Concessione e se il Comune vuole proporre di acquisire le quote del privato lo si faccia al valore nominale, venendo così incontro anche a chi vuole ‘veramente’ una società ‘in house'” interamente pubblica“.