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Successo dello spettacolo teatrale “La magia della gentilezza” al teatro Uniko ad Anzio.

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Nella serata di venerdì è andato in scena lo spettacolo teatrale “La Magia della Gentilezza” in un teatro Uniko di Anzio sold out. I ragazzi dell’Aipd Anzio/Nettuno Aps hanno entusiasmato il pubblico ed emozionato con testi e scene dedicate alla Gentilezza.
Con la regia di Elisabetta Bruni e testi di Daniela Pirro e gli allievi della compagnia “Ilteatrofontedivitalab”, i ragazzi si sono cimentati in uno spettacolo difficile, con testi articolati di vero teatro per il quale si preparavano da ottobre 2024. In continuità con gli spettacoli portati in scena già tre anni fa e l’anno scorso i ragazzi e le ragazze hanno trattato un altro tema che oggi è difficile da incontrare: la gentilezza. I loro sorrisi, la loro gioia ha contagiato tutti in un crescendo di emozioni e stupore. Presenti in sala anche lo scrittore Michele Cioffi dirigente ASI e l’insegnante di Danza direttrice Asd Dance Point Simona Retrosi. Il presidente di Aipd Fabrizio Sabellico ha quindi ringraziato i partecipanti e gli spettatori. “Questo progetto – ha detto Sabellico – proseguirà nei prossimi anni perché dona ai ragazzi autostima, autonomia ed indipendenza elementi fondamentali dell’associazione che presiede e cosa fondamentale li impegna a cimentarsi ed impegnarsi come tutti nella vita per ottenere questi grandi risultati”.
“Intraprendere un percorso di inclusione, significa andare oltre – spiega la regista Elisabetta Bruni -. Con il teatro si va oltre, sempre. Oltre il personaggio, la storia, la realtà. Ma che cosa significa andare oltre? Le risposte sono infinite, come infiniti sono i percorsi dell’inclusione. Il teatro è un’arte che coinvolge, aggrega, unisce tutti e davvero tutti. In ogni cosa c’è teatro, in ogni pensiero o azione… basta solo fermarsi a pensare. Il laboratorio di teatro con ragazzi che hanno le loro abilità, è un percorso che va colorato giorno per giorno – continua Bruni -. Lavoriamo sulle abilità e non sulla disabilità. Superiamo limiti e barriere, cerchiamo di somministrare la medicina pura di cui l’arte teatrale è provvista. Una medicina che poi sul palcoscenico guarisce ogni cosa e rompe ogni vetro messo tra noi e il diverso. Meno male che esiste il diverso, tutti siamo diversi, tutti possiamo fare qualcosa, tutti possiamo imparare dall’altro ed insegnare all’altro.
La chiusura non ci appartiene – conclude la regista -, l’apertura è quella cosa che ti permette di camminare e di imparare, esplorare tutto quello che un tipo di percorso come questo ti può dare”.