La Stazione cablografica di Anzio (1925 – 1944) (foto dal sito "Giorni di Storia")

Sono trascorsi cent’anni da quando il 16 marzo del 1925 veniva inaugurata ad Anzio la messa in opera del cavo telegrafico sottomarino per collegare l’Italia con New York. Poi fu fatta la stessa cosa il 12 ottobre per unire, sempre partendo da Anzio, la nostra penisola con Argentina, Brasile e Uruguay. Ripercorriamo di seguito un passaggio della storia di quei giorni attraverso il racconto tratto dal sito “Giorni di Storia” nel testo scritto dal Col. (aus) GDF Gerardo Severino, Socio Unuci (Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia) Anzio-Nettuno, ex direttore del museo storico della Guardia di Finanza.

Il 16 marzo del 1925, al termine dei lavori eseguiti dalla Regia Nave “posacavi” della Marina italiana “Città di Milano”, veniva inaugurata ad Anzio la “Stazione” del cavo telegrafico sottomarino, costruito dalla “Pirelli”, il quale avrebbe finalmente collegato direttamente l’Italia a New York, attraverso un allaccio con il cavo che partiva dalle Azzorre. Il successivo 12 ottobre, invece, sarebbe stata la volta di quello che avrebbe unito il nostro Paese con l’Argentina, il Brasile e l’Uruguay, Paesi ove vivevano migliaia e migliaia di emigranti italiani. Fu, quello, l’inizio dello sviluppo internazionale delle telecomunicazioni italiane, affidate alla “Compagnia italiana di cavi telegrafici sottomarini”, meglio nota come “Italcable”, fondata nel 1921 proprio in Sud America dall’ingegnere italiano Giovanni Carosio (Arona, 6 gennaio 1876 – Baveno, 24 giugno 1959), con capitale interamente italiano, raccolto sia in Patria che in Argentina. Si consideri che su di un capitale sociale di 200 milioni di lire, 100 milioni furono costituiti da piccole quote dei nostri emigrati in America Latina, desiderosi di comunicare con la Patria lontana. Sia la stazione della “Italcable”, sia il punto dell’entrata in mare del cavo sottomarino furono oggetto di vigilanza da parte delle Regie Guardie di Finanza, le quali, anche da mare, assicurarono – almeno in quella prima fase dei lavori – che la zona fosse resa “impraticabile” alle barche da pesca, così come ad apparenti turisti o curiosi, rivestendo l’area un’importanza strategica anche dal punto di vista militare. L’inaugurazione della Stazione esaudiva un vecchio sogno, quello di garantire una più facile comunicazione (diretta e indipendente) con le lontane Americhe, ove da decenni s’erano trasferiti milioni di nostri connazionali. A tale sogno, peraltro, aveva lavorato molti anni prima anche il futuro Premio Nobel Guglielmo Marconi. Lo scienziato, nel 1904 aveva tentato invano di convincere il Governo argentino a finanziare l’allora avveniristico progetto di un ponte telegrafico senza fili che collegasse il nostro Paese a Buenos Aires, oltre che al Brasile e Uruguay, come abbiamo ricordato in un precedente saggio dedicato ai 150 anni della rappresentanza diplomatica argentina in Italia. Ottenuto dal Parlamento italiano lo stanziamento di una considerevole somma necessaria per la realizzazione di una potentissima Stazione radiotelegrafica presso Pisa, che aveva in animo di affidare al tenente di Vascello Solari, Guglielmo Marconi, titolare della “Marconi’ Wireless Telegraph Company”,  rivolse la stessa proposta anche alla Direzione Generale delle Poste e Telegrafi della Repubblica Argentina, interessata dalla Stazione finale della stessa linea, la quale si trovò, tuttavia, costretta a rifiutarla, in quanto: «Economicamente non è accettabile poiché l’impianto è costosissimo, e la somma di 2.500.000 lire chieste dalla compagnia non servirebbe che per fare degli esperimenti, poiché non è ancora accertato l’esito della telegrafia senza fili a grande distanza». In ogni caso, anche se molti anni dopo, il sogno si avverò e fu, ancora una volta, realizzato grazie all’ottimo lavoro che tanti italo-americani svolsero sia a Buenos Aires, Rio de Janeiro e Montevideo, che a Roma.

Anzio la “Stazione” del cavo telegrafico sottomarino (foto dal sito “Giorni di Storia”)

La posa del primo cavo sottomarino telegrafico tra l’Italia e l’America (foto dal sito “Giorni di Storia”)

La rete transoceanica nel secondo dopoguerra (1947 – 1961) (foto dal sito “Giorni di Storia”)