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Pierpaolo Piccioli rompe gli schemi: il successo in Francia e la Certificazione della Parità di Genere

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Il divario salariale, purtroppo, continua ancora a mirare la sfera professionale di molte figure, soprattutto se queste sono donne. Secondo alcuni dati Inps pubblicati verso la fine dello scorso anno, infatti, tra gli stipendi di uomini e donne c’è una differenza di quasi 8mila euro. Eppure c’è una piccola speranza in un cambiamento e questa è stata data proprio dalla casa di moda italiana Valentino e dal suo direttore creativo Pierpaolo Piccioli, che ancora una volta hanno saputo rompere gli schemi.

Proprio recentemente, infatti, la Maison ha ottenuto la “Certificazione della Parità di Genere”: il riconoscimento ufficiale che viene attribuito a chi promuove politiche aziendali che mirano a ridurre il gender gap e a sostenere l’avanzamento professionale femminile. E la maison guidata da Piccioli è una delle prime realtà del mondo luxury a conseguire questa certificazione, confermandosi nel nostro Paese per il suo approccio inclusivo e per la propria visione di uguaglianza all’interno dell’azienda. Per ottenere questo riconoscimento, che parte proprio dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), infatti gli esercenti devono rispettare alcune caratteristiche organizzative e qualificative: come la governance, i processi organizzativi delle risorse umane, l’equità retributiva, la cultura e la strategia aziendale, la tutela genitoriale, la conciliazione vita-lavoro e, naturalmente, l’opportunità di crescita professionale per le donne all’interno dell’aziende. Delle qualifiche, queste, per cui la casa di moda primeggia, in particolar modo per il divario salariale, che è stato ridotto dall’azienda al di sotto del 10%.

Una politica, quella di Valentino, che traspare in tutta la sua community internazionale e anche nelle creazioni di Pierpaolo Piccioli, da poco reduce dalla sua sfilata “Le Ciel 20.24”, in cui ha dato un nuovo volto alla moda maschile. La collezione “Valentino Uomo autunno” è stata concepita dal cittadino nettunese per abbattere quelle sovrastrutture “patriarcali” insite nella cultura maschile, attraverso l’esplorazione delle sfumature del blu che, da sempre, sono state il paradigma della mascolinità. Quindi non più “maschio” come espressione culturalmente dominante, ma “uomo” come umanità. Una sfilata che ha riscosso un vero e proprio successo, che è riuscita a trasmettere il messaggio grazie anche alla location che, fin dal 1225, documenta la storia radicata della mascolinità: cioè la zecca francese Monnaie de Paris, costruita da re Carlo il Calvo nel lontanissimo 864. “Si è detto molto sugli uomini e sulla mascolinità – ha scritto il direttore creativo sui propri social per presentare la collezione – eppure molto poco è stato fatto. Possiamo marciare e protestare, ma a meno che noi uomini non riusciremo ad abbracciare anche il sentimento di disagio che deriva da tutti i torti che, in nome del patriarcato, sono stati commessi, non ci evolveremo oltre. E la moda non è un indicatore così sottile in tutto questo. L’abbigliamento maschile deve cambiare non in superficie – ha concluso – ma nel suo significato”.

Una profondità, quella di Piccioli, che è stata evidente anche durante la terza giornata della “Couture Week” parigina, quando ha presentato la nuova collezione primavera/estate 2024, sottolineando ancora una volta l’importanza dell’artigianato in un mondo sempre più a portata di click. Una vera e propria lezione di Alta Moda e alta sartoria che ha rivelato l’intensa ricerca dello stilista, che ha ideato nuove forme, volume e giochi cromatici, e della professionalità dei collaboratori, che si sono divisi gli applausi con il loro mentore nettunese alla fine della presentazione. “La Couture è ricerca ossessiva della perfezione, associata alla passione per il lavoro manuale e alla fascinazione per il processo – ha dichiarato Piccioli alla stampa italiana per presentare la sua nuova collezione – Ma è fatta di persone, di umanità, gesti e di rituali che la rendono così speciale. Perché sia rilevante ancora oggi, e non stantia, deve essere proiettata nella modernità ma a cambiare sono le sue forme, non la sostanza. Deve regalare l’esperienza dell’alta moda, senza essere fine a se stessa“.