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L’abbraccio di un’onda: il surf raccontato da Giulio Buccolini

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La classica “vita da spiaggia” che tutti noi immaginiamo, con le tipiche onde della California e il grande caldo, forse hanno offuscato le risate e l’adrenalina che si provano praticando la disciplina del surf. A parlarci proprio di questo, nel nuovo numero de “Il Granchio” in arrivo in edicola, è proprio Giulio Buccolini: un ragazzo di 22 anni residente ad Anzio che ha iniziato a praticare questo sport quando era ancora un adolescente, prendendo alcune lezioni alla “Surf Beat School“, per poi continuare da autodidatta, con il desiderio e lo scopo di diventare istruttore un giorno.
Nell’intervista, Giulio ha parlato di diversi aspetti che caratterizzano il surf che viene praticato lungo le nostre coste. Questo sport, infatti, non è così semplice come si pensa, soprattutto quando le condizioni non sono ottimali. “Fare surf qui ad Anzio è complicato, come del resto in tutta Italia – ha spiegato – Perché bisogna sempre andare a cercare l’onda giusta, il posto giusto in cui si formano più onde. Qui si può stare anche senza onde per tre o quattro settimane, però quando ci sono le mareggiate buone diventa tutto molto bello. Per esempio ce ne è stata una la scorsa settimana, dove si sono formati anche i tubi“.
Insomma, quella che ha inaugurato il mese di dicembre è stata una mareggiata a quanto pare indimenticabile, ma che sottolinea anche il cambiamento degli stessi mari. Come abbiamo spiegato in un articolo pubblicato la scorsa settimana, infatti, l’inquinamento e il riscaldamento delle acque stanno provocando diversi fenomeni che, fino a poco tempo fa, sono stati sottovalutati. Una piccola spia rossa sulla salute del nostro habitat era stata lanciata da una stagione estiva priva di onde, che ha visto una sola e unica mareggiata verso la fine del mese di agosto, e lo scorso ottobre ha soltanto portato avanti il pericolo, per via di un mare stranamente piatto e dalle alte temperature. A lungo andare ciò non provoca soltanto lunghi periodi di piatto, ma anche delle alte mareggiate che, anche a causa dell’assenza sempre più frequente delle barriere coralline, creano onde “ingovernabili” per velocità, grandezza e direzione, le quali possono causare anche la rovina delle nostre coste. E, come ben sappiamo, i surfisti e le surfiste vivono sul “campo” questi cambiamenti. “Il mare è strano – ha spiegato Giulio – Le acque sono cambiate da circa cinque anni a questa parte, le temperature in inverno possono arrivare fino a quattro o cinque gradi, mentre in estate sono davvero elevate. Ciò si nota tanto anche con la muta, ad esempio fino ai primi di novembre si sentiva ancora caldo. Ho notato, inoltre, che c’è una grande affluenza di alghe e meduse, mi capita di vederle passare anche sotto la tavola ad esempio“. Molti studiosi, infatti, concordano con il dire che l’aumento di questa specie sia dovuta al riscaldamento delle acque provocato dal cambiamento climatico e alle numerose attività antropiche svolte in mare. “Sicuramente questo è il lavoro delle correnti, che portano anche tanta immondizia, soprattutto in estate. Il mare è veramente sporco, entrando in acqua ti capita davvero di trovare tanta immondizia, soprattutto la plastica“, ha continuato Giulio, facendo riferimento anche ai rifiuti che si trovano al largo del mare di Anzio.
Ma il surf non è soltanto questo, perché “ti trasmette pace, libertà – ha concluso – la frenesia della quotidianità scivola via come l’acqua. Questo è uno sport davvero molto stimolante, ti insegna molta disciplina, perché ti spinge a migliorare e a sfidare te stesso. E quando si fa surf con altre persone che condividono la tua stessa passione si migliora collettivamente, non c’è competizione, perché alla fine il surf è un grande abbraccio da parte di tutti“.
Il resto dell’articolo, in cui il ragazzo ha spiegato appunto anche le sensazioni che provano i giovani che praticano surf, lo potete trovare nel nuovo numero de “Il Granchio“, da domani in tutte le edicole di Anzio e Nettuno.