Proscioglimento con formula piena, perché il fatto non sussiste: si chiude così, in maniera probabilmente definitiva, la vicenda che vedeva indagati l’ex sindaco Alessio Chiavetta e l’allora dirigente all’area economica Gianluca Faraone insieme a quelli che, all’epoca dei fatti, erano i revisori dei Conti del Comune di Nettuno. La vicenda risale al 2013 quando, proprio mentre l’allora sindaco era impegnato nella campagna elettorale per la rielezione, da Velletri vennero chiesti gli arresti domiciliari per Chiavetta. L’accusa, curata dal Pm Giuseppe Travaglini, era di falso ideologico: secondo il pubblico ministero Chiavetta e gli altri imputati avevano creato un falso per poter procedere all’approvazione del bilancio, non inserendo diverse somme di residui passivi, andando in questo modo a modificare la reale consistenza del buco finanziario che caratterizzava la situazione dell’ente. Il Giudice per le Indagini Preliminari rigettò la richiesta di Travaglini e non decise per il provvedimento cautelare; contro questa decisione Travaglini presento anche ricorso al Tribunale del Riesame, che però diede ragione al Gip, dichiarando inoltre che non c’erano i gravi indizi di colpevolezza che invece sussistevano secondo Travaglini. Si è quindi arrivati alla discussione (siamo nei primi mesi del 2015) in tribunale, al termine della quale il Gup proscioglie tutti gli imputati, decidendo per il non luogo a procedere. Anche in questo caso, però, è arrivato il ricorso della Procura, e si è giunti quindi in Cassazione, che ha annullato i proscioglimenti. Si è quindi tornati di fronte al Gup, che proprio oggi ha annunciato la decisione di prosciogliere nuovamente Chiavetta, Faraone e i revisori, segnando così probabilmente la parola fine per la questione.
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